9 Novembre 1934
I vaudeville di Čechov
Prima lettura agli attori di V.E. Mejerchol'd

Mejerchol'd (scrive sulla lavagna la locandina dello spettacolo). Ecco la locandina!

Spettacolo dedicato alla memoria
di A.P. ČECHOV
(L'anniversario, L'orso, Una domanda di matrimonio)
Commento musicale agli svenimenti di D.D. Šostakovič

Dobbiamo solo parlare del progetto grafico e della locandina, nient'altro. Già dal progetto e dalla locandina potete vedere l'impostazione fondamentale  e la chiave di lettura dello spettacolo. In sostanza, si potevano prendere questi tre vaudeville o se ne potevano prendere altri al posto loro. In questo caso la scelta non ha importanza. Avremmo potuto mettere in scena «L'anniversario», il «Tragico contro voglia» e «Una domanda di matrimonio», per cui non diciamo che la nostra è l'unica scelta possibile.
Parliamo di questi svenimenti. Prendo «L'anniversario», il monologo di Šipučin: «Be’, insomma, basta. Non avvelenatemi l’anniversario con queste tristezze» (continua a leggere). Quando mi imbatto in un passo del genere, lo evidenzio, ci metto una crocetta o un asterisco. (Continua a leggere.) «...son così teso che basta la minima sciocchezza a farmi piangere...» primo svenimento.
Vado avanti, guardo, a pagina 288 trovo la didascalia «sospira», la evidenzio; «sto male», evidenzio; pagina 292, Šipučin: «Non ne posso più!», ecco la crisi, «Non ne posso più! (Piangendo)», evidenzio; Tat'jana Alekseevna: «Ah! (grida)», evidenzio; «Ah, mi sento male! Mi sento male!», evidenzio; Merčutkina: «Ah, ah… aiuto, vedo tutto nero! Ah!.. (cade svenuta)», entrambe mandano un flebile gemito: due svenimenti uno accanto all'altro.
(Continua a leggere.) Uno svenimento che confina con l'isterismo e la pazzia. Adesso contiamo (sfoglia il libro, conta): 14 svenimenti.
Prendiamo «L'orso». Fin dall'inizio la Popova piange: «Ah!» Tutto sembra andare liscio: «Lui voleva così bene a Tobi!», poi attacca il monologo, e in uno stato di semi-isteria butta lì queste parole. È quello che chiamo un «S.L.», uno svenimento lieve.
Monologo di Smirnov: «Che rabbia ho in corpo oggi, che rabbia! Tremo tutto, mi manca perfino il respiro... Oh Dio, mi sento male! (Grida) Ehi, cameriere!» e io segno: svenimento. Scrivo «svenimento numero due».
Luka si porta la mano al cuore: «Aiuto!... Gesù mio!..», cade sulla poltrona e dice: «Oh, sto male, sto male! Mi manca il respiro!»: altro svenimento.
Lo svenimento continua: «Sto male! Un po' d'acqua!» Smirnov a un tratto grida: «Cameriere! Dell'acqua!»: altro svenimento.
(Sfoglia le pagine, conta.) Otto. Ventidue svenimenti contando anche «L'anniversario».
Nella «Domanda di matrimonio» c'è una quantità incredibile di svenimenti. (Legge «Una domanda di matrimonio».)             Čubukov versa una lacrima, dunque ha il primo attacco. Lomov: «Mi sento gelare!», dunque uno svenimento accompagnato da brividi. L'azione si svolge in estate, e di colpo lui ha freddo. «Lomov si avvicina in fretta alla caraffa e beve dell'acqua». «Lomov si porta la mano al cuore», un chiaro, evidente svenimento.
Qui il deliquio assume di continuo le più sottili gradazioni. (Legge ancora alcuni brani della «Domanda di matrimonio».)
Adesso contiamo.