Il qo‘rboshi

Per l’eroismo dimostrato nel debellare diverse grosse formazioni di basmači attive nel territorio del distretto di Namangan, il comandante di brigata V.A. Sinicin era stato decorato con l’ordine della Bandiera rossa. Sinicin si accingeva a recarsi a Mosca per ricevere l’alto riconoscimento dalle mani di Michail Ivanovič Kalinin. Ma non ebbe modo di partire. Nella gola montana del Čadak-Su le bande ribelli di Rachmankul, Bajastan, Sultan e Dadabaj circondarono un reggimento della seconda divisione. Nell’impari scontro morì il comandante del reggimento […].
Con i resti del reparto, Sinicin si barricò nel caravanserraglio e organizzò la difesa, nella speranza di resistere per tre o quattro ore, fino all’arrivo di un battaglione di fanteria […].
«Compagni!» i soldati udirono la voce del comandante di brigata, «ci difenderemo, risparmiate le cartucce. Lanciare granate solo dove i basmači sono ammassati. Dobbiamo resistere almeno tre ore […]».
Gli uomini di Rachmankul sparavano da dietro i duvol e dai tetti delle kibitki. A un tratto, come a un comando, si levarono grida e ululati terribili, il fuoco s’intensificò e da tutti i lati contemporaneamente folle inferocite mossero verso le mura del caravanserraglio […]. Per tutta la giornata i basmači continuarono a lanciarsi all’assalto del caravanserraglio, ma ogni volta dovettero ritirarsi con perdite […].
A mezzanotte alla periferia nord del qishloq si udirono rumori, brusche grida e imprecazioni. Quindi dall’alto giunse un’imperiosa voce gutturale. Il fuoco da parte dei basmači s’interruppe subito.
Nel silenzio qualcuno gridò in perfetto russo […]:
«Soldati dell’Armata rossa e lei, signor capitano Sinicin! Vi parla un ufficiale dell’esercito russo, per incarico del qo‘rboshi Rachmankul-bek. Rachmankul-bek vi dà quindici minuti per riflettere. Se deporrete le armi, promette di risparmiarvi la vita, e accoglierà nel suo esercito quelli che lo desiderano!».
«Granata!» sussurrò Sinicin […].
Toltosi il pastrano, il comandante di brigata strappò la sicura e scagliò con forza una granata sul tetto della casa di fronte, da dove giungeva la voce di Vojcechovskij. Fra i basmači si udirono grida, schioccarono spari. La voce di Vojcechovskij non si sentiva più.
Incitati dal qo‘rboshi, i basmači accerchiarono da presso il caravanserraglio e, gridando «Alla-ah, uurrà!» si arrampicarono sulle mura. Due attacchi furono respinti con le granate, finché i soldati dell’Armata rossa non ne esaurirono la scorta. I basmači aprirono una breccia nel muro della scuderia e irruppero nel cortile.